https://sowhatmusica.wordpress.com/2020/12/01/an-moku-stijn-huwels-where-we-meet/
Un lungo piano sequenza che si estende disegnando i labili contorni di un ambiente onirico placidamente avvolgente. È questo il risultato dell’incontro tra le istanze sonore di Dominik Grenzler e Stijn Hüwels, connubio virtuale che racconta della volontà di due amici/artisti di sentirsi vicini malgrado i limiti e le difficoltà dell’attuale momento storico.
Fuse in un’unica liquida corrente sonica, le peculiari visioni dei due musicisti danno forma ad una sinuosa traiettoria ipnagogica in cui caldi bordoni trasportano minute risonanze a tratti orientate alla formazione di fragili e luminosi nuclei melodici. È uno sviluppo lento eppure costante, privo di soluzione di continuità che gradualmente rapisce infondendo un quieto stato ipnotico a cui interamente abbandonarsi privi di qualsiasi riserva.
È un accurato lavoro di cesello che conduce alla costruzione di micro stille armoniche prive di consistenza materica aleggianti in uno spazio diafano, un paesaggio silente libero dalla gravità che offre una preziosa via di fuga da un presente sempre più inquieto ed incerto.
English:
A long sequence shot that extends to draw the faint outlines of a placidly enveloping dreamlike environment. This is the result of the meeting between the sound demands of Dominik Grenzler and Stijn Hüwels, a virtual union that tells of the desire of two friends / artists to feel close despite the limits and difficulties of the current historical moment. Merged in a single liquid sonic current, the peculiar visions of the two musicians give shape to a sinuous hypnagogic trajectory in which warm drones carry minute resonances at times oriented to the formation of fragile and luminous melodic nuclei. It is a slow yet constant development, without solution of continuity that gradually kidnaps, instilling a quiet hypnotic state to which to abandon oneself entirely without any reserve. It is an accurate chisel work that leads to the construction of harmonic micro drops without material consistency floating in a diaphanous space, a silent landscape free from gravity that offers a precious escape from an increasingly restless and uncertain present.